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Chissà perché il Clock, il formato orario, la rappresentazione circolare dell’ora di riferimento di una emittente Radiofonica, è così vituperato. Chi opera nelle Radio di Programmi molto spesso lo qualifica come il sinonimo di prigione espressiva per i malcapitati che ci lavorano. Anche chi lavora nelle Radio di flusso, che del Clock fanno un uso intenso, esprime talora livelli importanti di insofferenza. Resto stupito da 40 anni delle emotività sul formato orario. Come se il Clock fosse il punto finale e non quello di partenza, l’esibizione e non il palco, il fine e non il mezzo.
Non pretendo di influenzare le menti e nemmeno di reprimere i pregiudizi sbagliati. A modo mio vorrei provare solo, e sommessamente, a far notare qualche incongruenza nelle frasi fatte sul Clock che ho raccolto nei lustri. E perfino, e timidamente, a poter suggerire qualche visione meno ideologica e più pragmatica. Per portare al giusto e più equilibrato livello di attenzione il Clock nella produzione. Comincio dai falsi miti e poi mi inoltro nel campo minato di quelli veri.
Falso Mito nr. 1 – Le Radio con il Clock sopprimono l’espressività
Il Clock è la preparazione, è il perimetro della rappresentazione. Non è l’anima, non è l’energia. E’ il sistema coordinato di eventi in successione e di consistenze che cercano la distinzione e la riconoscibilità da parte del pubblico. Quando sentiamo mancanza di espressività non è al Clock che dobbiamo rivolgerci ma al performer, al talento on-air, anche se ha tempi previsti brevi. Problema noto. Ad alcuni conduttori viene chiesto dai direttori e dalle proprietà di “eseguire” il Clock. Queste indicazioni sono ovviamente l’anticamera della noia. Il Clock resta innocente.
Falso Mito nr. 2 – Le Radio con il Clock sono tutte uguali tra loro
Facile da obiettare. RTL 102.5 e RADIOFRECCIA sono dello stesso gruppo, entrambe Radio di flusso. Ampio uso del Clock di base con tempi molto ben equilibrati per i vari eventi. Eppure suonano musica totalmente differente e anche tutte le politiche su Attualità e Informazione, Conduzione e Interattività sono diverse tra loro e rappresentate con ovvia conseguenza nei Clock. Come dire che andare su 4 ruote sia sempre la stessa cosa, dalla carrozza alla Ferrari Daytona SP3. Certo, ci si muove comunque! Con obiettivi di target di pubblico mai uguali.
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Vero Mito nr. 1 – Il Clock è una sintesi molto complessa
Il Clock non è l’inizio di una progettazione Radiofonica ma la traduzione della sua strategia di tipo editoriale verso l’operatività. Ho visto tanti colleghi partire da un foglio bianco e da subito disegnare le fette dell’ora. E schiantarsi subito con esiti deboli. Posso suggerire altro? Riflettere in modo strutturato, non da soli ma con chi vi circonda in Radio, su musica, attualità/info, conduzione e interattività. Se avete prevalenza di musica, il clock serve a garantirne la quantità in onda ogni ora. E poi concentrarsi non stop sul miglior flusso degli eventi. Ripensarci sempre.
Vero Mito nr. 2 – Il Clock è un grande lavoro di squadra
Le prime garanzie e le prime posizioni che occorre garantire nel Clock sono quelle di tipo fisso. La pubblicità e gli spazi di informazione e utilità. E già qui ci vuole un concorso di intenti per trovare insieme alle persone che operano nel traffico e nella redazione tutte le modalità più corrette. Per arrivare anche a un rispetto dei tempi non formale. E poi il coordinamento con l’ufficio musica, con i conduttori, con i producer. La Radio è esattamente la somma delle persone che la compongono le cui competenze vanno orchestrate. E il Clock aiuta a farlo.
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