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Oggi sono state pubblicate le anticipazioni dei dati del 1° Semestre di TER, la indagine ufficiale degli ascolti Radiofonici. Sicuramente è stato il rilascio più conflittuale tra tutti quelli che hanno caratterizzato la vita del Tavolo Editori Radio dal 2017 ad oggi. Nei giorni precedenti RAI aveva diffidato TER dal pubblicare i propri dati, così come qualche giorno prima aveva fatto Giuseppe Orobello per le sue Radio Margherita, Radio Margherita Giovane e Radio Arcobaleno. In realtà i dati delle 4 emittenti RAI e le 3 del gruppo siciliano appaiono regolarmente. Ci saranno seguiti.
Il motivo di grande polemica e polarizzazione più recente è stato quello della autopromozione TER. Me ne sono occupato in più articoli e con la mia etichetta “Elemosina On-Air“. L’attività di rivolgersi agli ascoltatori con la richiesta pressante di rispondere a qualsiasi chiamata perché la telefonata potrebbe essere di TER, il “sondaggio” sugli ascolti, è stata seguita massivamente da un invito a frequenza oraria ad esprimere l’ascolto solo alla propria emittente. In numerosissimi casi la richiesta in interventi sia live che spot è stata di dichiarare la fruizione per tutto il giorno.
Tale pratica, vietata severamente in tutto il mondo e dalla notte dei tempi per l’attacco frontale alla validità della ricerca, è stata avviata con “grande successo” da una emittente nazionale nel corso del 4° trimestre 2022. Non è stata subìto bandita pur alla presenza di evidenti distorsioni nell’analisi degli ascolti. Un vero turbo. L’emulazione è proseguita in un crescendo di inviti che hanno visto compatto l’intero comparto della Radiofonia nazionale. E con supporti “creativi” di profilo importante. Finalmente ma soltanto il 19/6 il CdA di TER ha vietato la pratica distruttiva.
La decisione è stata così motivata da TER: “In osservanza del principio di attenzione e prudenza che caratterizza il proprio operato, posto che allo stato non si ha evidenza di alcun fenomeno alterativo e/o di possibile inquinamento dei dati dell’Indagine“. Nessuna evidenza? Incredibili parole! Verifichiamo adesso la perizia e la competenza di chi ha scritto quelle parole alla prova dei fatti, ora che i dati sono stati rilasciati. Valutiamo soltanto perizia e competenza. Solo quelle e null’altro su cui pure ci sarebbe da scrivere molto. Nessuna evidenza? Verifichiamolo insieme.
L’andamento dell’ascolto tra comparti: i 7 Giorni
Una prima analisi, l’oggetto di questo articolo, è verificare se le Radio nazionali, che hanno poi aderito massivamente alla pratica della autopromozione TER, hanno ricevuto vantaggi sulla più moderata Radiofonia locale dove gli astinenti sono stati sia numerosi che rilevanti. I comunicati stampa a dir poco tracotanti visto il turbo di doping mentale e aggressivo sugli ascoltatori offre sia sospetti che indizi. Giustificando il doping di ascolto con i propri grandi meriti editoriali. Ma ci occuperemo di quei comunicati stampa in un altro apposito articolo. Vediamo qualche trend.
Precisazione tecnica. Utilizzare la “somma algebrica” delle singole stazioni per i confronti tra i comparti degli ascoltatori settimanali e giornalieri non è la scelta ottimale. In attesa dei volumi che saranno pubblicati il 22 agosto non abbiamo tuttavia di meglio. I numeri degli ascoltatori settimanali totali crescono nel confronto tra primi semestri omogenei 2022-23 da 43.130.000 alla quota di 44.827.000. Ben 1.697.000 ascoltatori nei 7 giorni in più. Tuttavia, come evidente dal grafico, perdono sia il comparto delle Radio nazionali (che non include le RAI) che locali.
Le Radio nazionali registrano cumulativamente un decremento di 6.200.530 ascoltatori mentre quelle locali una perdita superiore di 7.784.150. Perché perdono entrambi i comparti? Sembra evidente che sia a causa della riduzione del numero delle emittenti dichiarate agli intervistatori nella prima domanda, quella dei 7 giorni. Gli appelli a scegliere solo la propria emittente hanno depauperato, evidentemente recepiti almeno dalla base dei fan più vicini alla stazione, la reale ricchezza di varietà di scelta di stazioni a danno prevalente delle meno blasonate Radio locali.
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L’andamento dell’ascolto tra comparti: il giorno medio
Una importante notazione di servizio riguarda il 2022. Da quell’anno RADIO ZETA cambia il suo comparto di appartenenza, passando da quello locale al nazionale. Ciò si deve alla nota acquisizione di appropriata concessione nazionale da parte del gruppo RTL 102.5. Pertanto i 731.000 ascoltatori nel giorno medio del 1° semestre 2022 di RADIO ZETA sono da valutare nell’incremento degli ascoltatori della Radiofonia nazionale come nella perdita della locale. Raccomando di non trascurare questo aspetto e correggerlo “mentalmente” nel grafico.
Nel giorno medio noto gli effetti clamorosi nello squilibrio dei comparti. Le Radio nazionali guadagnano una crescita cumulata e algebrica di ben 3.717.000 ascoltatori nel giorno medio dall’anno precedente. Mentre le locali ne perdono 1.291.380. La forbice di differenza tra i 2 comparti è aumentata di 5.008.390 in un solo anno. E’ poi credibile un TER-remoto di queste dimensioni? L’appello insistente dato dalla autopromozione TER ha permesso agli urlatori più diabolici, tutti tra i nazionali, di convertire al meglio gli ascoltatori settimanali in giornalieri.
L’andamento dell’ascolto tra comparti: il quarto d’ora medio
Dopo le metriche dei tornelli di fine settimana e fine giornata che registrano gli ascoltatori ora occupiamoci di ascolto. Quarto d’ora medio, ovvero il numero delle persone mediamente in ascolto su una emittente Radiofonica tra le 6:00 e le 24:00. Qui assistiamo, in una progressione inquietante, al danno estremo per la Radiofonia locale. Improvvisamente, improvvisamente che ripeto 2 volte, le Radio nazionali hanno spiccato un balzo del 32,73% del totale degli ascolti nel quarto d’ora medio. In valore assoluto si parla di 1.207.260 ascoltatori medi sintonizzati. Eh?!?
Il dato del quarto d’ora a mio avviso evidenzia come il turbo della autopromozione TER nel 1° semestre sia stato un elemento gravemente distorsivo quanto improvviso del rapporto tra Radiofonia nazionale e locale. Seguo i dati della Radio da ISAR ’83 e mai ho assistito ad un fenomeno del genere. Il rapporto tra ascolto nazionale e locale è passato in soli 12 mesi da 2,19:1 a 2,90:1. Vogliamo raccontarci che tutte insieme le Radio nazionali sono cresciute in misura così significativa per “merito”, proprio mentre elemosinavano l’ascolto di chi fruisce?
Conclusioni
- E’ chiaro ora ai miei utenti del blog perché nell’ambito di un rapporto chiaro e trasparente non mi presterò ad alcuna analisi di singole stazioni per questo semestre. Si è proprio trattato di “Elemosina On-Air”. E la credibilità è un valore per me imprescindibile.
- A proposito di credibilità chi ha scritto “non si ha evidenza di alcun fenomeno alterativo e/o di possibile inquinamento dei dati dell’Indagine” l’ha persa completamente. In un paese normale dovrebbe dimettersi immediatamente. Lentezza oltre a imperizia.
- La posizione di RAI, che ha inteso uscire dalla compagine di TER, è più che comprensibile per quanto si nota. Quanto è indispensabile la convocazione di nuovi tavoli di discussione estesi anche al mondo della pubblicità, come invocato dalla AgCom. Metodologie nuove!
- La scelta più corretta sarebbe stata quella di non pubblicare un semestre di credibilità così drammaticamente precaria e così sproporzionato e totalmente inverosimile nei rapporti tra comparti. C’è stato timore per le conseguenze economiche alla società?
- Se TER non è in grado di riparare in corsa i problemi e procura il vacillare della credibilità del mezzo Radio i casi sono solo due. O gli editori si alleano e si organizzano nelle forme nuove e già suggerite da AgCom. O delegano la stessa a operare.
Photo Credit: iStock.com/francescoch
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Sono assolutamente d’accordo. Il dichiarare di ascoltare 15 ore una radio inevitabilmente accresce esponenzialmente il dato del quarto d’ora… questi dati sono evidentemente falsati e vanno buttati nel cestino