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Condivido alcune riflessioni semplici che non richiedono 42 anni di esperienza in Radio per poi essere generate. E’ sufficiente il buon senso. Ed è prevedibile che alcuni le troveranno scontate proprio perché non sono necessariamente originali. Quest’articolo è in effetti la raccolta di tutti i pericoli di distrazione più grandi in cui incorrono e possono incorrere gli operatori della Radio nel servire i propri ascoltatori. Cominciamo con la prima ovvietà. Sì, perché il nostro lavoro non è “fare Radio” ma servire il pubblico. Gli ascoltatori sono il nostro obiettivo primario, null’altro.
Dobbiamo avere in mente l’audience della nostra stazione, sempre. E pensarci molto. Prima di fare, bisogna pensare. Molto. Il bello della Radio. Pensare gli ascoltatori in tutti i loro momenti della giornata e flettersi a loro nelle differenti ore senza perdere mai l’identità di stazione. Voler migliorare ogni settimana con soluzioni e innovazioni che li sorprendono. Offrire la sensazione di essere un mezzo vincente, un partner che li accompagna nella vita di tutti i giorni. Numeri e ricavi in Radio nascono dalla passione di servizio prima di tutto e solo se è a livello di stazione.
Distrazione #1 – La rissosità laterale
Radio locali. I concorrenti più temibili non sono le altre stazioni del proprio territorio ma quelle nazionali, quelle dai brand super affermati. Basta osservare, certo con software professionali, il dato delle duplicazioni nel giorno medio. Nel 90% dei casi è così. Eppure sembra che il mondo degli ascoltatori sia in competizione solo con il rivale locale. Nulla di più lontano dalla realtà. E però epiteti, discrediti, accuse, denunce. Proclamazioni pubbliche di assenza di professionalità dell’altra Radio basate sul nulla. E con sollevazioni di invidia e di bile. Laterale? E’ provinciale!
Distrazione #2 – Il trappolone dei messaggi
C’è chi non solo lavora on-air per ricevere i messaggi ma ci vive proprio. Con tutti gli sbalzi di umore che dipendono da quanti e quali messaggi sono arrivati. E quanti ai conduttori di quel programma prima o di quello dopo. Anziché rivolgersi a tutta l’audience si sperticano per quel messaggio in più, infastidendo a morte tutti gli ascoltatori. Quelli che interagiscono in Radio non sono mai superiori allo 0,001% di chi è collegato. Essere sul palco di uno stadio pieno per comunicare ai soli 30 che ti circondano. La distruzione della spazialità e della Radio aperta!
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Distrazione #3 – L’ipertensione Social
Come se non bastassero WhatsApp e messaggistiche varie, abbiamo anche i Social. Preziosi, con un “ma”. L’eccesso di pressione nell’usarli e nell’assumere decisioni sui riscontri. Noto in modo crescente che ci si preoccupa più dell’efficacia di questo o di quel post piuttosto che di preparare adeguatamente la programmazione e i programmi on-air della propria Radio. Che Instagram, Facebook o TikTok generino più ascolto della nostra emissione? O che ingannino al meglio le rilevazioni di TER? No! Eppure il tempo di farsi notare supera quello di farsi ascoltare.
Distrazione #4 – Le convinzioni incrollabili
Abbiamo perso ascolto e dunque dobbiamo estendere a più generi musicali la nostra offerta Radio. Boom! Il mattino dalle 9:00 deve essere dedicato alle donne perché sono le uniche ad ascoltare la Radio. A-ri boom! La conduzione di coppia con voce sia maschile che femminile genera la massima attenzione. A-ri-ri boom! Gli auto-postulati che ci si dà sono spesso delle reti che hanno l’effetto di imprigionare più che proteggere. Che magari vengono calate sulle persone dello staff di una stazione Radio. E liberarsi richiede tanto tempo oltre che cervello.
Distrazione #5 – La prigione da tecnologia
La resilienza della Radio si basa sulla sua capacità unica di cavalcare la tecnologia. Che sia bene è indiscutibile. Però, ci sono dei però. Non hai una emissione editoriale competitiva, soprattutto chiara rispetto a un target? Ha senso che operi in DAB in tante regioni oltre a quella di origine? E che sei in Visual Radio sul DTT con numerazione stellare? Magari senza promuovere nulla al di fuori del perimetro di contatto della tua stazione? Poi arrivano trimestri e semestri di TER e si invoca la metodologia farlocca o il complotto “ad-stazionem”. Perdita di tempo e della dignità.
Photo Credit: iStock.com/Dzmitry Dzemidovich
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Ciao Claudio, come sempre puntuale ,ineccepibile, dritto al cuore del problema. Saluti